Qualche passeggiata fa, passando davanti alla vetrina di una libreria, mi sono imbattuta in un poster con questa citazione
Zygmunt Bauman, il teorico della società liquida, era nato nel 1925, lo stesso anno di mio padre, ed è morto una ventina di giorni prima di lui. Le loro vite sono state molto diverse: Bauman fu professore e filosofo, mentre mio padre trascorse la sua vita lasciandosi andare alla deriva in tutto.
La citazione mi colpisce, perché cita quelli che a me sembrano come due opposti della comunità (luogo caldo contro paradiso perduto), e afferma come noi ne siamo sempre e comunque alla ricerca (con speranza o in maniera febbrile), qualunque corsa ci troviamo a correre.
Finiti brindisi e fuochi artificiali, quest’anno non so come andrà, ma mi dò almeno due obiettivi:
investigare il buono - per esempio inaugurando la pubblicazione della mia biografia Stanze da Riempire, un capitolo al mese. La mia esperienza di come sono cresciuta cercando di barcamenarmi, e solo inserendo la spina con Dio ho cominciato davvero a vivere;
puntare i riflettori su quanto di buono c’è intorno a noi. La Genesi stessa comincia con Dio che crea, e tutto è BUONO. La deriva liquida è stata indovinata da Bauman, ma non è ancora la fine.
Lo farò, come sempre, semplicemente alzandomi e camminando in avanti.
Facendo tutto il possibile per stringere collaborazioni, nonostante la gran morsa delle incertezze sia pronta a farci credere che alla fine non ne vale mai la pena, che sono sempre gli altri ad esser pieni di difetti.
E lo farò attraverso questo e gli altri miei spazi dedicati alla Bellezza d’Italia e alla musica, trampolini di lancio per la riscoperta di azioni e situazioni semplici ma vere.
Il 2024 era iniziato malissimo, e per me è stato un anno duro. Questo 2025 inizia con la corsa rampante all’intelligenza artificiale, in un mondo in cui tutto sta diventando straordinariamente difficile, ciò nonostante vorrei che non fosse un anno senza risultati.
Il primo evento di Rinascendo a Firenze prende spunto dall’Agenda ONU 2030.
Per prepararmi sono andata a leggere gli obiettivi, buoni certamente, ma elencati con una valanga di parole e alcuni punti che fanno presagire un invito a uniformarsi al modello occidentale più che a volersi incontrare alla pari fra Nord e Sud del mondo. Parole che certamente esprimono cose legittime, ma nel solito linguaggio legislativo distaccato dalla realtà quotidiana, come se tutto dipendesse alla fine proprio solo da buoni propositi.
Sempre attenti a quello che ci vola intorno ma col pensiero fisso a come reagire, torno al punto di partenza di quel paradiso che non è ancora perduto ma di cui tutti dobbiamo trovare la strada per non soccombere a uno scuro sopravvivere.
Che cosa non va? Cose grosse: molto ci si lascia andare a
isolamento
disunità
chiudersi ognuno nel proprio guscio
Nell’era della comunicazione facilitata non si è più capaci di comunicare, di fare una conversazione, di costruire un discorso. Non si è più capaci di ritagliarsi tempo per le cose belle, problema maiuscolo, perché sono proprio loro, le cose belle, quelle che edificano, non certo l’arenarsi dietro le miserie del mondo.
Da lì cominciano altre cose grosse ma brutte: la trascuratezza, le delusioni, il vuoto di senso che si dirama in ogni cosa… i buchi neri della vita.
Saturi ormai di manuali di sopravvivenza e liste di cose da dire o fare, non ci resta che andare controcorrente. E’ il momento di spostare l’attenzione e riempire i vuoti dell’anima.
Buon anno dunque. Ma facciamo che sia un anno buono. INSIEME.